lunedì 22 luglio 2013

Del titolo e dei personaggi – Leder [parte 4]

Mi scuso per la settimana di silenzio, ma sto lavorando a diverse cose in parallelo e ho bisogno di dilatare i tempi. Spero di aggiornare con qualche altro extra nei prossimi giorni!

Giungiamo al termine del giro dei protagonisti con Leder.

Hawk rappresenta un punto fermo all’interno del gruppo.
È il pilastro che sorregge i Falchi Neri, che li definisce e dà uno scopo ai suoi membri. È quello che a dispetto di quanto venga amato od odiato rimane comunque una certezza irremovibile.
In questa metafora Leder è quello che esamina il pilastro, trova la minuscola crepa che potrebbe farlo cedere e la prende a picconate. Ma lo fa in modo intelligente, calibrando la potenza di ogni colpo e prendendosi il tempo per abbatterlo senza che nessuno se ne accorga.

Leder è il terzo membro anomalo del gruppo: è diverso prima di tutto perché diventa un membro dei mercenari a 18 anni, quindi non cresce nei Falchi e ciò gli permette di osservare le persone che gli stanno intorno con maggior distacco, senza essere condizionato dalla sorta di Sindrome di Stoccolma che affligge i suoi compagni; di conseguenza è anche molto più indipendente e ambizioso.
Fun fact: è anche un grosso figlio di puttana.


Ma perché Hawk dovrebbe accettarlo nel gruppo sapendo che c’è un rischio molto alto che una mina vagante come lui possa mettergli i bastoni tra le ruote?
Perché era in sconto. Letteralmente. Leder viene venduto a Hawk come schiavo tuttofare e si dimostra immediatamente tutto ciò che Kevlar vorrebbe essere nei suoi sogni più bagnati: un soldato robusto, sveglio e disciplinato, particolarmente adatto per la mischia.
E perché è anche un ottimo attore, disposto a fare di tutto per raggiungere i propri obiettivi. Dote che devi possedere per forza se vuoi sopravvivere a 18 anni di “schiavo tuttofare”.


Così Leder fa ciò che gli riesce meglio: ricavare il maggior guadagno possibile dalla sua posizione, manipolando chi può tornargli utile. Ma quanta influenza può avere l’ultimo arrivato in un gruppo di soldati sottomessi?

lunedì 15 luglio 2013

Del titolo e dei personaggi – Kevlar [parte 3]

Prosegue il tour dei personaggi principali. Oggi è il turno di uno dei miei beniamini: Kevlar.


È il membro più giovane del gruppo dopo Elisabeth e il figlio naturale di Hawk.
Non ha mai conosciuto sua madre, né si è mai spiegato perché una donna dovrebbe volere un figlio da uno come Hawk, che non concorre esattamente per il trofeo di genitore dell'anno.
Detesta suo padre per ciò che fa, ma come ogni figlio allo stesso tempo ne cerca l’approvazione e si tormenta perché non riesce ad essere ciò che il padre vorrebbe: un guerriero forte, capace di andare all’assalto del nemico e sconfiggerlo in un gretto corpo a corpo.

Ma Kevlar di costituzione non è adatto alla prima linea e si limita dapprima a smontare e ripulire le armi, diventando poi un vero esperto di meccanica e in seguito, con l’arrivo dei primi sistemi computerizzati, anche di informatica.
È inoltre un ottimo cecchino grazie alla sua vista di 11/10 all’occhio destro; dal sinistro invece è quasi completamente cieco.

Kevlar è un personaggio che mi diverte un sacco (mi diverte soprattutto torturarlo, purtroppo per lui) perché è molto sarcastico, quello che in ogni situazione, specialmente nelle meno opportune, ha la battuta pronta, spesso o molto tagliente o molto volgare; ma il suo modo di fare spavaldo nasconde in realtà un grande senso di inadeguatezza nel confronto con gli altri membri del gruppo che lo ignorano e lo tengono alla larga.

Tutti meno che Liz, che diventa la sua ancora di salvezza. Prima perché è contento che ci sia qualcuno più debole di lui, ma poi sviluppa dei sincero affetto nei suoi confronti, anche se un po’ morboso (e Liz non ne è molto felice).

venerdì 12 luglio 2013

Kairi

Nostalgia da Kingdom Hearts! Lo so che Kairi non avrebbe le lentiggini, ma rosso senza lentiggini non esiste sul mio dizionario <3 p="">

mercoledì 10 luglio 2013

Del titolo e dei personaggi – Liz [parte 2]

Adesso, non è che voglio mettermi a spiegare la trama per filo e per segno e dilungarmi all'infinito.  Ma di queste cose – forse solo di queste – mi piace parlare a briglia sciolta.

Dicevo: Hawk rischiava di starmi troppo simpatico, così ho dovuto contrapporgli dei protagonisti con un carattere altrettanto forte e porli in conflitto, perché come già noto il conflitto è il motore della storia.

E a girare la chiave nel quadrante si può dire che è proprio lei, Elisabeth, l'elemento anomalo del gruppo che spezza, in realtà solo superficialmente, gli equilibri tra i Falchi Neri.


Liz nasce in una famiglia agiata, amata e coccolata così tanto da sentirsi oppressa, figlia unica di un ufficiale che ha un passato legato a filo doppio con quello di Hawk. Elisabeth – nome elegante, ma banale e sdolcinato – diventa Liz quando viene strappata alla sua graziosa vita da bambola, per essere catapultata nella realtà dei Falchi ed essere costretta a lottare per sopravvivere e per conquistarsi un posto nel gruppo. Le mani morbide della bambina che suonava il piano si ricoprono di calli e cicatrici, e anche il suo cuore si indurisce come il cuoio.


Volevo giocare sul contrasto tra il suo aspetto gradevole e il suo modo di fare molto duro, schietto, spesso caustico, anche se la caratteristica che contraddistingue la Liz adolescente è senza dubbio l'indifferenza, verso gli altri e verso se stessa. Se il brusco cambiamento di ambiente accende in lei sentimenti violenti e mai provati prima – odio, ribellione, disprezzo – il tempo e l'abitudine smorzano il suo impeto e la uniformano agli altri mercenari.

lunedì 8 luglio 2013

Del titolo e dei personaggi [parte 1]

Tre anni di Scuola comics mi hanno insegnato che esistono almeno due modi di scrivere una storia: quello base base consiste nel mettere in fila una serie di avvenimenti e costruire un'avventura; l'altro è il romanzo di formazione e sì, è quello che preferisco.

Non mi ritengo una gran narratrice di storie “pure” che non ruotino inevitabilmente attorno al protagonista, spesso appiattendo sullo sfondo tutto il resto. Pirandello, Svevo, come molti altri autori di inizio Novecento ci dimostrano che un uomo – un uomo anche piuttosto sfigato – e i suoi pensieri possono diventare i protagonisti di un racconto.

Ma, come nella maggior parte dei casi, la verità sta nel mezzo.
Ecco allora che la storia diventa il motore dei personaggi, il pretesto che li spinge a cambiare; perché cosa rende davvero interessante un essere umano, reale o fittizio, se non il suo percorso verso la maturità?


Parto da qui per gettare le basi delle mie storie, e creo i miei protagonisti. Ma per dare un'anima a questi omini di carta serve un conflitto. Così per P.T.S.D. ho scelto IL conflitto: la guerra, perché non esiste qualcosa che possa spezzare un essere umano con pari violenza e allo stesso tempo spingerlo ad evolvere. La sopravvivenza è l'istinto primario dell'uomo.

P.T.S.D. parla di un gruppo di persone che è sopravvissuto a una guerra, chi vivendola in prima persona, chi crescendo nella speranza di un futuro migliore. Ma non basta cessare una guerra per cancellarne il passaggio, per far andare via la paura.
Allora ci si stringe gli uni agli altri e si cerca di formare dei legami: nasce così la Squadra dei Falchi Neri, un manipolo di giovani mercenari guidati da un leader che col suo carisma tiene insieme questa specie di famiglia disfunzionale.

Volevo che Hawk, il capo, fosse un'antagonista totale, ma non mi piacciono i villain vecchio stampo. Così, accantonate le risate malefiche, i monologhi e le poltrone girevoli, mi restava un personaggio ambiguo, tanto cattivo quanto affascinante. Di un fascino sottile, quasi subliminale, una di quelle persone alla quale non sai dire di no.


Quando prendi in simpatia un personaggio, cerchi sempre di salvarlo. Cominci a ricostruire la sua vita, a dargli un obiettivo, a spiegare il perché del suo comportamento e razionalizzare le sue scelte; insomma cominci a comprenderlo.
Ma il “cattivo” ha un ruolo preciso nei meccanismi di una storia e non può diventare “buono”.
Allora ho pensato: e se ribaltassi la situazione?
Se facessi in modo che il fascino che esercita sugli altri personaggi sia proprio ciò che lo rende spregevole?

martedì 2 luglio 2013

Per chi se lo ricorda...

Qualcuno ricorda il progetto di cui sproloquiavo qui quasi un anno fa?
Mi pare evidente che non abbia preso la piega che speravo. Questo non significa che abbia smesso di lavorarci.


O che il lavoro sia terminato.

Sto preparando un paio di articoli al riguardo, che dovrebbero mettere un po' più in chiaro lo stato di avanzamento del lavoro, lo obiettivo che mi sto prefiggendo e un paio di beghe mie personali.

Ci si sente tra un paio di giorni e si torna alla carica col blog!