Adesso, non è che voglio mettermi a spiegare la trama per
filo e per segno e dilungarmi all'infinito.
Ma di queste cose – forse solo di queste – mi piace parlare a briglia
sciolta.
Dicevo: Hawk rischiava di starmi troppo simpatico, così ho
dovuto contrapporgli dei protagonisti con un carattere altrettanto forte e
porli in conflitto, perché come già noto il conflitto è il motore della storia.
E a girare la chiave nel quadrante si può dire che è proprio
lei, Elisabeth, l'elemento anomalo del gruppo che spezza, in realtà solo
superficialmente, gli equilibri tra i Falchi Neri.
Liz nasce in una famiglia agiata, amata e coccolata così
tanto da sentirsi oppressa, figlia unica di un ufficiale che ha un passato
legato a filo doppio con quello di Hawk. Elisabeth – nome elegante, ma banale e
sdolcinato – diventa Liz quando viene strappata alla sua graziosa vita da
bambola, per essere catapultata nella realtà dei Falchi ed essere costretta a
lottare per sopravvivere e per conquistarsi un posto nel gruppo. Le mani
morbide della bambina che suonava il piano si ricoprono di calli e cicatrici, e
anche il suo cuore si indurisce come il cuoio.
Volevo giocare sul contrasto tra il suo aspetto gradevole e
il suo modo di fare molto duro, schietto, spesso caustico, anche se la
caratteristica che contraddistingue la
Liz adolescente è senza dubbio l'indifferenza, verso gli
altri e verso se stessa. Se il brusco cambiamento di ambiente accende in lei
sentimenti violenti e mai provati prima – odio, ribellione, disprezzo – il
tempo e l'abitudine smorzano il suo impeto e la uniformano agli altri
mercenari.
Nessun commento:
Posta un commento